L’apporto di fibra e la qualità dei macronutrienti che compongono la dieta si confermano essenziali per assicurare anni di vita in salute

19 Ottobre, 2023

L’età anagrafica, che è generalmente considerata l’indicatore principale dell’invecchiamento, non riflette completamente l’insieme dei fattori che determinano il declino progressivo delle capacità riproduttive, fisiche e mentali delle persone, e quindi l’aumento della morbidità e della mortalità nel tempo. A questo processo concorrono infatti anche la predisposizione genetica, il contesto ambientale e le abitudini legate allo stile di vita: tutti fattori in grado di influenzare notevolmente l’aspettativa di vita, che sono alla base della cosiddetta età biologica, che tiene conto sia degli anni di vita vissuta e sia della perdita di funzionalità dell’organismo nel tempo.

Gli autori di questa analisi dei dati, raccolti nell’ambito dell’indagine nazionale National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES),  si sono concentrati sulla stima dell’invecchiamento biologico (accelerazione dell’età biologica: AA), calcolato mediante due diversi algoritmi sulla base dei livelli di specifici biomarcatori e fattori di rischio, rispetto all’età cronologica, in un campione rappresentativo della popolazione adulta statunitense: un valore positivo di questo parametro indica un rischio più elevato di malattia, disabilità e mortalità, mentre un valore negativo suggerisce un rischio più basso. Dall’esame delle correlazioni con l’apporto alimentare dei vari macronutrienti nella popolazione allo studio è emerso  che ai più alti livelli di assunzione di fibre, carboidrati di alta qualità (da cereali integrali), proteine vegetali e acidi grassi polinsaturi omega-3 corrispondeva un più graduale incremento dell’età biologica nel tempo, mentre un alto apporto di carboidrati prevalentemente da cibi raffinati e di acidi grassi saturi a catena lunga si associava a una maggiore rapidità del processo di invecchiamento biologico.

I meccanismi alla base di questa associazione non sono ancora stati chiariti e secondo gli autori saranno necessari studi basati su interventi dietetici mirati per comprendere meglio le ragioni per cui alcuni componenti della nostra alimentazione svolgono un ruolo chiave nel mantenimento della salute anche in età avanzata. Gli stessi autori evidenziano anche i limiti che potrebbero influenzare le conclusioni dello studio, tra cui la natura trasversale dei dati, la mancanza di considerazione degli effetti del pattern alimentare nel suo complesso e il possibile ruolo della metodologia selezionata per definire l’invecchiamento biologico, che può consentire di intercettare specifici aspetti del processo di invecchiamento a svantaggio di altri. Tuttavia, i risultati evidenziano chiaramente l’importanza di una dieta equilibrata e basata sulle raccomandazioni delle linee guida per una sana alimentazione nel contenere il gap tra età biologica e età anagrafica, e supportano l’importanza della promozione di stili di vita corretti alla popolazione generale per far guadagnare anni di vita in salute.

Relationship between dietary macronutrients intake and biological aging: a cross-sectional analysis of NHANES data

Zhu X, Xue J, Maimaitituerxun R, Xu H, Zhou Q, Zhou Q, Dai W, Chen W.
Eur J Nutr. 2023 Oct 16. doi: 10.1007/s00394-023-03261-2.

PURPOSE: This study aimed to investigate the association between macronutrient intake and biological age.
METHODS: Data were collected from 26,381 adults who participated in the United States National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES). Two biological ages were estimated using the Klemera-Doubal method (KDM) and PhenoAge algorithms. Biological age acceleration (AA) was computed as the difference between biological age and chronological age. The associations between macronutrient intakes and AA were investigated.
RESULTS: After fully adjusting for confounding factors, negative associations were observed between AA and fiber intake (KDM-AA: β – 0.53, 95% CI – 0.62, – 0.43, P < 0.05; PhenoAge acceleration: β – 0.30, 95% CI
– 0.35, – 0.25, P < 0.05). High-quality carbohydrate intake was associated with decreased AA (KDM-AA: β – 0.57, 95% CI – 0.67, – 0.47, P < 0.05; PhenoAge acceleration: β – 0.32, 95% CI – 0.37, – 0.26, P < 0.05), while low-quality carbohydrate was associated with increased AA (KDM-AA: β 0.30, 95% CI 0.21, 0.38, P < 0.05; PhenoAge acceleration: β 0.16, 95% CI 0.11, 0.21, P < 0.05). Plant protein was associated with decreased AA (KDM-AA: β – 0.39, 95% CI – 0.51, – 0.27, P < 0.05; PhenoAge acceleration: β – 0.21, 95% CI – 0.26, – 0.15, P < 0.05). Long-chain SFA intake increased AA (KDM-AA: β 0.16, 95% CI 0.08, 0.24, P < 0.05; PhenoAge acceleration: β 0.11, 95% CI 0.07, 0.15, P < 0.05). ω-3 PUFA was associated with decreased KDM-AA (β – 0.18, 95% CI – 0.27, – 0.08, P < 0.05) and PhenoAge acceleration (β – 0.09, 95% CI – 0.13, – 0.04, P < 0.05).
CONCLUSION: Our findings suggest that dietary fiber, high-quality carbohydrate, plant protein, and ω-3 PUFA intake may have a protective effect against AA, while low-quality carbohydrate and long-chain SFA intake may increase AA. Therefore, dietary interventions aimed at modifying macronutrient intakes may be useful in preventing or delaying age-related disease and improving overall health.

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